Lo spazioso largo adiacente al muro nord della grande Chiesa di San Domenico è stato per secoli il luogo iniziale della lunga strada che portava i Badolatesi alla loro montagna appenninica, e di là a Serra San Bruno e alla costa tirrenica.

Negli anni Venti dello scorso secolo è stato anche il punto di arrivo della linea elettrica che dalla centrale del Romito, sull’alto Gallipari, portava la corrente per illuminare Badolato, e da qui i paesi vicini.

Sempre negli anni Venti lo spiazzo è stato il punto di arrivo dell’acquedotto comunale, progettato dal noto ingegnere Taverna, che portava al serbatoio l’acqua purissima captata dalle numerose sorgenti montane: l’esubero di quell’acqua del serbatoio scendeva, e scendeva ancora, in una grande vasca dove le nostre donne andavano a lavare la biancheria della famiglia.

L’acqua che sgorgava senza sosta dalla fontanella realizzata serviva ad attingere per la casa ed anche per consentire il primo sorso dissetante a chi scendeva stanco dal lavoro in montagna. Anche i buoi delle vicine stalle si abbeveravano al buvèri, cioè alla grande vasca.

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