Il toponimo è nato intorno a 40 anni fa, in quanto dove oggi c’è la piazza sino al 1981 c’era una collina, alta 34 metri, sulla quale, e in parte alle pendici, c’era il “Castello” del feudatario di Badolato: in cima si conservavano ancora le fondamenta, e ruderi di mura alla base, lungo la circonferenza, resti della cinta di protezione.

La decisione di abbattere la collina è stata presa dall’Amministrazione Comunale e da tutte le altre forze politiche. Al suo posto negli anni 1980-81 è stata realizzata una piazza, che altri Amministratori hanno smantellato dopo alcuni anni per farne una nuova, con altre caratteristiche strutturali. Mai portata a termine, venne smantellata anche questa per rifarla nel 2001 con caratteristiche molto diverse dalla precedente. Quest’ultima è ancora com’era all’origine, e pare risponda all’ esigenze di una piazza accogliente e funzionale, per cui dovrebbe essere destinata a lunga vita.

Del castello rimane ancora un pezzo di muro che occupava la base della collinetta, lato Nord, oggi non riconoscibile a causa di modifiche per nuove esigenze. Elementi significativi sono il suo notevole spessore e una doppia grata, interna ed esterna, realizzata con ferro tondo, non saldato ma intrecciato. Quell’angolo di castello era in origine il locale delle guardie; nei secoli divenne carcere mandamentale e per anni anche bottega di falegname.

Piazza Castello, che in qualche modo ha inglobato anche Piazza Fosso, è oggi il centro nevralgico di molte manifestazioni culturali e varie che si svolgono in paese, soprattutto d’estate, per lo svago e il piacere dei pochi Badolatesi domiciliati nel Borgo, dei forestieri che qui hanno comprato casa, e della tanta gente che vi arriva da Badolato Marina e da altri paesi.

Piazza Castello, nella zona che guarda a Sud, ha uno slargo che, opportunamente rialzato rispetto al livello della piazza, può ritenersi un angolo a sé stante, dove l’Amministrazione Comunale, con una pubblica manifestazione, il 25 aprile 2019 ha posto la targa di intitolazione a Carmelina Amato (1926-2002), strenua combattente, sino a patire la galera, per il riscatto del proletariato.

Dal Belvedere lo sguardo spazia dai ruderi del Destru alla Chiesa della Provvidenza, al mare, a Santa Caterina e alla strada provinciale che collega quel paese con Badolato. E, in primo piano, il rudere del “Casino” di Gianbàrtolo, da dove il 9 settembre del 1943 una postazione di Artiglieria italiana ha sparato gli ultimi colpi di cannone sui nemici-alleati che risalivano lungo lo Ionio lo stivale incalzando i Tedeschi che scappavano distruggendo come potevano.

Il “Casino” è pure stato il movimentato e determinato “quartiere generale” di lotta del movimento operaio badolatese in lotta per la realizzazione di una strada di collegamento con la montagna, Serra San Bruno, il Tirreno: il cosiddetto “Sciopero a rovescio” durato dall’ottobre del 1950 a gennaio del 1951.

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