Il turista in viaggio per Badolato Superiore, percorsa la lunga serie di curve in salita sino a Zangàrsa, si trova sulla sinistra un’accogliente area di sosta, con gazebo e panchine, che lo invita a fermarsi, non per riposarsi, ché mancano solo un paio di chilometri alla meta, ma per prendere il primo contatto con il vecchio Borgo. Un contatto visivo che da quell’angolo affascina particolarmente ed entusiasma. Gli è davanti, al di là della vallata del torrente Vodà, adagiato su una collina che da Ovest scende verso il mare, un sonnolento paese che fa pensare a un presepe e insieme a una favola.

Pochi i rumori. Poche le luci, se è notte. E laggiù, a Est, a poca distanza dalle ultime case, quasi a guardia da inimmaginabili nemici, la seicentesca Chiesa dell’Immacolata, con la sua bella cupola ottagonale.

Preso il contatto, si può riprendere il cammino verso Piazza Castello.

La fontana

Durante la realizzazione della strada di collegamento dell’abitato con lo Scalo ferroviario (anni Ottanta del XIX secolo), in località Zangàrsa è stata recuperata una sorgente d’acqua, e creata una fontanella in un apposito slargo stradale.

Si è trattato di una strada carrabile, e quindi automobilistica, ma le automobili che la percorrevano sino all’epoca della seconda guerra mondiale erano veramente poche. I contadini, invece, a parte qualcuno che si serviva del carro, scendevano verso la marina percorrendo la strada rotabile con l’asino o rigorosamente a piedi, magari scalzi per non consumare le suole delle scarpe. Quella fontanella, pertanto, serviva per dissetarsi, specialmente a sera, rientrando dai campi, e per far rifornimento al mattino, partendo, per le esigenze della lunga giornata di lavoro. Non sempre, difatti, vicino al campo di lavoro c’era una sia pur povera fontanella.

Sino a pochi anni fa, sul sentiero ai cui piedi c’è ancora la fontana svettavano cinque alti e folti cipressi, fatti mettere a dimora dal barone Paparo dell’epoca per ogni figlio che gli nasceva. Costituivano, perché alti, punto di riferimento visibile dal mare, per chi viaggiava in barca sullo Ionio. Sono stati distrutti, l’uno dopo l’altro, dal fuoco, fors’anche doloso.

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